09 Aprile 2021


Fornire un contributo efficace per progettare nuove politiche per la salute e la sicurezza sul lavoro, anche in relazione ai cambiamenti socio-economici, e promuovere il benessere dei lavoratori. È questo l’obiettivo di Insula 2, la seconda indagine nazionale realizzata dal Dipartimento di medicina epidemiologia igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) dell’Inail durante il 2019, che segue e sviluppa la prima svolta nel 2014. I risultati della survey, utilizzati come base informativa nelle varie fasi della pandemia da Covid-19, sono stati presentati durante un webinar al quale hanno partecipato il presidente e il direttore generale dell’Istituto, Franco Bettoni e Giuseppe Lucibello, Teresa Armato, presidente della Commissione ricerca del consiglio di amministrazione e Giovanni Luciano, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza.

Sono intervenuti, tra gli altri, il direttore del Dimeila, Sergio Iavicoli, che ha illustrato il lavoro svolto, i direttori centrali prevenzione e ricerca, Ester Rotoli ed Edoardo Gambacciani, il direttore generale dei rapporti di lavoro e delle relazioni industriali del Ministero del lavoro, Romolo De Camillis, e la presidente della Società italiana di medicina del lavoro, Giovanna Spatari.

 

La percezione dei rischi da parte dei lavoratori e il contributo dell’Inail al Cts. Grazie al coinvolgimento di un campione rappresentativo della forza lavoro composto da 8mila lavoratori e mille datori di lavoro, l’indagine Insula 2 ha delineato un quadro della qualità delle condizioni di lavoro in Italia in base alla rilevazione della percezione dei rischi per la salute e la sicurezza presenti in azienda e della consapevolezza rispetto al sistema di tutela previsto dal d.lgs. 81 del 2008. In questa edizione sono stati approfonditi i temi legati all’innovazione tecnologica e alle nuove modalità di lavoro, con un focus su salute e stili di vita. I dati della ricerca, conclusa subito prima dell’inizio della pandemia da Covid-19, hanno fornito un contributo per la stima del rischio di contagio nell’ambito delle attività che l’Inail ha intrapreso a supporto del Comitato tecnico scientifico (Cts), per la gestione dell’emergenza epidemiologica in Italia.

 

Preoccupano di più il rischio stress lavoro-correlato e gli altri rischi psicosociali. Se la maggior parte dei lavoratori interpellati percepisce poco o per niente la presenza di rischi per la salute e la sicurezza, le differenze si riscontrano tra i vari settori. In particolare, nel settore della sanità ci si sente più esposti a rischi e si ha più paura di ammalarsi, mentre nei settori delle costruzioni e dei trasporti cresce la paura di infortunarsi. Il rischio stress lavoro-correlato e altri rischi psicosociali risultano quelli a cui i lavoratori si sentono maggiormente esposti, seguiti dal rischio biomeccanico ed ergonomico, dal rischio da lavoro al videoterminale e dai rischi fisici. Tra i fattori psicosociali maggiormente percepiti come rischi relativi all’attività lavorativa sono emersi, in particolare, la bassa autonomia decisionale, gli sforzi richiesti, la mancanza di supporto da parte di capi o colleghi e gli scarsi riconoscimenti per il proprio lavoro.

 

Lo smart working prima della pandemia e l’aggiornamento tecnologico. Secondo i dati della survey, meno dell’11% degli intervistati ha dichiarato che nella propria azienda è stato attivato lo smart working, mentre il 70% dei lavoratori che ne hanno usufruito, dichiara di essere completamente e abbastanza d’accordo sul fatto che abbia migliorato il bilanciamento tra la vita lavorativa e la vita privata. In generale, sono le donne le più favorevoli all’introduzione dello smart working. Nel frattempo, i cambiamenti introdotti dagli aggiornamenti tecnologici hanno riguardato principalmente i processi lavorativi e le modalità di interazione e collaborazione tra i colleghi. Riguardo al grado di accettazione della tecnologia, circa il 57% del campione è per niente o poco d’accordo sul fatto che in futuro la propria mansione lavorativa possa diventare obsoleta a causa delle innovazioni tecnologiche, mentre, circa il 65% ritiene che la tecnologia sia molto o completamente utile per lo svolgimento dell’attività lavorativa.

 

Le analisi a supporto della gestione dell’emergenza sanitaria. In base ai risultati dell’approfondimento dedicato all’indicatore di percezione del rischio biologico, sono i lavoratori appartenenti al settore della sanità a dichiarare un’esposizione maggiore, seguiti da quelli appartenenti ai settori dell’istruzione, dell’amministrazione pubblica e della difesa sociale obbligatoria. Le analisi svolte hanno preso in esame anche i dati relativi alle modalità utilizzate dai lavoratori per andare e tornare dal lavoro: il 15,6% utilizza un mezzo pubblico collettivo (autobus, tram, metro o treno) almeno per una parte del tragitto casa-lavoro, mentre il 77,2% degli intervistati utilizza il mezzo privato e il 17,8% sceglie di andare a piedi o in bicicletta. Non supera il 2% la quota di soggetti che utilizzano la navetta aziendale. Una trattazione a parte, infine, è stata riservata alle abitudini alimentari dei lavoratori, soprattutto per i settori delle attività manifatturiere e delle costruzioni.

 

Bettoni: “L’ascolto delle voci dei lavoratori è la chiave di lettura vincente”. “Ritengo che progetti come questo siano di estrema importanza, perché offrono la possibilità di esplorare e approfondire l’evoluzione nel tempo di molteplici aspetti, attraverso le esperienze di chi vive determinate problematiche sul campo tutti i giorni, attraverso un monitoraggio diretto e non astratto”. Queste le parole del presidente dell’Inail, Franco Bettoni. “Un’azione incentrata sull’ascolto delle voci delle figure della prevenzione, a partire dai lavoratori, credo rappresenti una chiave di lettura vincente. Comprendere e interpretare le impressioni, le esigenze e i reali bisogni di tutti i soggetti che vivono quotidianamente la gestione dei rischi lavorativi, è indispensabile per individuare politiche, buone prassi e modalità di sostegno in grado di incidere concretamente sui livelli di sicurezza. I risultati dell’indagine – ha sottolineato – vanno ad arricchire ulteriormente le esperienze nazionali sviluppate in tale contesto, con il fine di garantire maggiore tutela ai lavoratori e maggiore sostegno alle aziende”.

 

Luciano: “Con Insula centrato l’obiettivo di una prevenzione consapevole ed efficace”. “In questa sesta consiliatura – ha aggiunto il presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza, Giovanni Luciano – a partire dalle linee di mandato e poi in tutti i documenti di indirizzo e in tutte le relazioni programmatiche, il Civ ha chiesto come obiettivo strategico per l’Istituto di incentivare una prevenzione consapevole ed efficace. Consapevolezza ed efficacia che indagini come questa aiutano sicuramente a perseguire – ha concluso – perché danno l’esatta dimensione della situazione, intervistando tutte le figure della prevenzione e mettendo al centro concetti come la percezione del rischio, che è l’architrave di tutte le politiche per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”.

 

Lucibello: “Un importante strumento permanente di rilevazione”. “Insula 2 adesso è un importante strumento permanente di rilevazione”, ha aggiunto il direttore generale, Giuseppe Lucibello. “Lo abbiamo potuto già testare durante la prima fase dell’epidemia, quando lo abbiamo utilizzato per i documenti Inail che sono stati alla base della definizione dei protocolli di sicurezza, delle indicazioni e delle raccomandazioni per le ripartenze dei singoli settori produttivi. Insula – ha spiegato – è uno strumento che si sta facendo conoscere, grazie al lavoro della componente ricerca dell’Istituto, in grado di accogliere le istanze conoscitive che vengono dal sistema statistico attuariale e da quello assicurativo, per presentare un’indagine completa che si può arricchire con i mille stimoli che arrivano da un mondo del lavoro in evoluzione”.

 

Armato: “Un contributo alla diffusione di una reale cultura della sicurezza sul lavoro”.

“Attraverso l’attività di ricerca che l’Inail porta avanti con grande impegno – ha sottolineato Teresa Armato, membro del Cda – possiamo fattivamente contribuire alla diffusione di una reale cultura della sicurezza sul lavoro. Comprendere come i principali attori del sistema vivono le trasformazioni nell’organizzazione del mondo lavoro - il lavoro agile, l’innovazione tecnologia, i rischi psicosociali, la tutela dei lavoratori fragili, il bilanciamento vita privata e vita lavorativa - è un ottimo modo per intraprendere strategie di prevenzione efficaci e mirate, partendo dalla valutazione dei rischi, dalle infrastrutture e attrezzature di lavoro, dai sistemi di tutela e di benessere dei lavoratori, alla formazione e informazione”.

Seconda indagine nazionale sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (Insula2)

 

FONTE: Inail